FRA UN ANNO LA QUARTA RELEASE DI DATI DI GAIA
Grazie alla precisione astrometrica di Gaia sono state rilevate oscillazioni nei dischi di 31 stelle neonate, alcune delle quali sarebbero compatibili con pianeti appena formati o compagni di altra natura. Nel mosaico di immagini interattivo è possibile esplorare i dischi osservati da Alma e le posizioni dei compagni individuati da Gaia

I 31 sistemi stellari neonati osservati da Alma e da Gaia. Cliccate per vedere l’immagine originale e osservare ciascun sistema in maggiore dettaglio. Crediti: Eso, Esa/Gaia/Dpac, M. Vioque et al.
Vi siete mai chiesti come si formano i sistemi planetari come il Sistema solare? Grazie al telescopio spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea, gli astronomi hanno creato una raccolta di immagini di 31 sistemi stellari neonati. Sistemi in cui è difficilissimo orientarsi, perché pieni di gas e polveri che offuscano la vista. Mettendo insieme strumenti e “sensi” diversi è però possibile trovare quello che gli occhi da soli non vedono.
Partiamo quindi dall’immagine qui sopra. Nella sua versione originale (cliccatela per aprirla), se cliccate sui punti bianchi accanto a ciascun sistema lo potete ingrandire e scoprire qualche dettaglio in più. La barra in alto a destra che comparirà in ciascun ingrandimento mostra la scala in unità astronomiche (Ua). In basso a destra, nell’ultimo riquadro del mosaico è rappresentato il nostro Sistema solare così come si prevede che apparisse all’età di un milione di anni, con il Sole al centro (non visibile). Al centro di ogni sistema c’è una stella molto giovane, formata in seguito al collasso gravitazionale di grandi nubi di gas e polveri, le nubi molecolari. Collassando sotto il proprio stesso peso, queste nubi hanno iniziato a ruotare sempre più velocemente e si sono appiattite formando un disco. Al centro, nella regione più calda e densa, si forma la stella e attorno a questa continua a ruotare il disco protoplanetario, che contiene tutto il materiale necessario a formare nuovi pianeti. Nei 31 giovani sistemi dell’immagine, i colori arancione e viola rappresentano la vista dell’Atacama Large Millimeter Array (Alma) con cui sono stati osservati. Alma è in grado di vedere il materiale rimasto nei dischi protoplanetari, destinato ad aggregarsi per formare pianeti. Dal momento che i primi pianeti si formano all’interno di questo disco di gas e polveri, però, è molto difficile individuarli almeno fino a quando la maggior parte del materiale non viene spazzato via.
È molto difficile vederli nella polvere, dicevamo, ma cambiando approccio è possibile percepirne la presenza: per esempio, avvalendosi del satellite Gaia e della sua straordinaria capacità di identificare piccoli spostamenti astrometrici nel cielo. Si tratta dell’oscillazione che un pianeta o un compagno induce su una stella, una tecnica già usata per trovare compagni attorno a stelle più vecchie, ma che per la prima volta è stata usata per trovare pianeti e compagni attorno a stelle che si stanno ancora formando. In un articolo accettato per la pubblicazione su Astronomy and Astrophysics si riporta che, su 98 sistemi stellari giovani osservati, 31 hanno mostrato movimenti sottili attribuibili a una presenza ancora invisibile. In sette di questi sistemi, questi movimenti sono compatibili con oggetti di massa planetaria. In altri otto sistemi, invece, i dati sarebbero attribuibili alla presenza di nane brune, oggetti più grandi dei pianeti ma più piccoli delle stelle. I restanti sedici sistemi hanno probabilmente altre stelle intorno. Nelle immagini qui sopra, le posizioni che Gaia ha attribuito a questi compagni sono indicate in ciano.
La scoperta di Gaia è fondamentale, ma non è affatto un punto di arrivo. Le presenze invisibili che il satellite ha già individuato possono ora essere osservate con altri occhi, come quelli del telescopio spaziale James Webb, in grado di studiare in modo più dettagliato i dischi interni dei sistemi nascenti.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo, accettato per la pubblicazione su Astronomy & Astrophysics, “Astrometric view of companions in the inner dust cavities of protoplanetary disks” di Miguel Vioque, Richard A. Booth, Enrico Ragusa, Álvaro Ribas, Nicolás T. Kurtovic, Giovanni P. Rosotti, Zephyr Penoyre, Stefano Facchini, Antonio Garufi, Carlo F. Manara, Nuria Huélamo, Andrew Winter, Sebastián Pérez, Myriam Benisty, Ignacio Mendigutía, Nicolás Cuello, Anna B. T. Penzlin, Alfred Castro-Ginard e Richard Teague
Fonte:
Media Inaf – Il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica, apubblicato il 23/12/2025 su www.media.inaf.it
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